..(295) Ahimè! questo pensiero mi ucciderà; bisogna che tenti dimenticarlo. Chiudiamoci in Fiorenza, manteniamo viva la lampada, dacchè ci è conteso suscitare l'incendio; anche qui occorre pericolo, anche qui è gloria."
Vico, lasciato trascorrere alcun tempo, favellò:
Signor commissario, Giampagolo Orsini a grande istanza domanda restringersi a parlamento con voi.
Colonna... Orsini..., che vuol da me questa lebbra d'Italia? Per bene egli certo non giunge. La Repubblica ebbe abbastanza di loro. Va' e riportagli da parte mia che s'ei viene a restituire il danaro che sotto fede di condurre dugento fanti e dugento cavalli ai servigi di Fiorenza si rubò il suo consorte abate di Farfa(296), gli renda e si vada con Dio: traditori, per somma sventura, ne possediamo anche troppi.
E non pertanto
, soggiunse Vico, "ai modi aperti di lui e alle sembianze giovanili, avrei giurato non fosse uso a male opere..."
Non importa; per essere giovane, non morde meno velenosa la vipera... Ma tu lo dici giovane: di lui non intesi mai novella. Come si chiama suo padre?
Renzo da Ceri, uomo assai riputato nella milizia, nè per quanto io sappia, contaminato da brutta fama. Almeno il Cristianissimo lo esperimentò fedele, quanto valoroso capitano.
È vero; - lo udrò, - mi aspetti.
Dopo breve ora, Ferruccio si presentò all'Orsini e conobbe, come gli aveva riportato Vico, essere giovane di belle non meno che di prestanti sembianze. Lo guardò fisso in volto e con voce aspra lo interrogò:
Orsini, che domandate voi dal commissario Ferruccio?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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