Nulla di buono per certo...
Forse che sì; - io vengo da Roma.
Volete dire dal contado. Roma ha giudici che prima di pronunciare sentenze se la intendono col papa, - e Roma ha patiboli pel vostro collo, messer Pirro.
E nonostante questo io vengo proprio da Roma, dove fui a baciare i piedi santi del beatissimo padre.
Ma non vi ha egli scomunicato?... non vi pose addosso la taglia?
Il cielo ei può serrare e disserrare. Sebbene quello che a me sopratutto premeva si era che non mi serrasse il collo. Non tolse il nome di Clemente in simbolo della clemenza e mansuetudine sua?
Ah! non ci pensava adesso.
Or bene, sappiate che siamo ridivenuti amici carissimi, se mai ne vissero altrettali al mondo: guardate questo segno... lo ravvisate? - Io devo conferire con voi cose che Sua Santità mi ha rivelato in arcanis. Siamo sicuri?
Parmi di sì: favellate.
In qual concetto tenete il principe Orange?
Lo reputava meno francese: il suo cervello due terzi del giorno ha sommerso nel sonno e nel vino, l'altro terzo nel giuoco; animoso è molto, - io però ho veduto mastini molto più valorosi di lui.
Il papa crede diversamente, - lo reputa uomo da prendere la Toscana per sè, - da condurre in moglie la duchessina..., da lasciare insomma quel dabbene duca Alessandro come l'arme di casa Pucci, - un moro senza corona.
Chi disse al papa siffatte novelle?
Forse nessuno, - le avrà immaginate... sospettate...; or che mi ricordo, affermava essergli state riferite da tale che udì vantarsene l'Orange.
Il papa s'inganna.
Silenzio!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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