Egli è poi vero tutto quanto mi dite?
Vero come un giorno dovremo andare in luogo di salute.
Che fa quel Baccio Valori, che mi porta sempre notizie le une più fallaci delle altre? Veramente adesso è tempo di stare a sollazzarsi coi libri greci e latini! - Egli è mestieri ch'io vi pensi sopra...
E mentre pensate, l'occasione fugge. Urge adesso, messere lo principe, non mettere un momento fra mezzo. Togliete con voi il fiore dell'esercito, andategli incontro e opprimetelo nei monti di Pistoia.
E il campo me lo guardate voi, Malatesta?
Pur che andiate presto, io ve lo guarderò.
Sono io bene sveglio? Siete voi che mi parlate, Malatesta? O mi credete così semplice da intricarmi in siffatte reti? Ben altri ingegni che non sono i vostri si richieggono, o Malatesta, per ingannare un Orange.
Vicerè, io non inganno. Il papa mi assicura un guiderdone che non saprei sperare nè desiderare maggiore: - ponete gli occhi su questo breve.
E tolta di mano la lanterna ad uno de' suoi uomini d'arme, presentò all'Orango la carta dei patti firmata dal papa; - quindi, ripostasela in seno, continuò:
La parca Fiorenza non potrebbe, nè anche volendo, darmi tanto. Ora dunque vedete che preme a me consegnarvi la città per lo meno quanto a voi preme prenderla. Non dubitate: - io mi terrò fermo finchè non torniate vittorioso.
Andrò - ma farò spargere voce ch'io non mi allontano; sia vostra cura confermarla; - ritornerò tra poco: - mi basta la vista, - due giorni o al più tre. Però in ogni caso fatemi una polizza con la quale con sacramento vi obbligherete a non uscire di Fiorenza finchè io non torni, - altramente non avrei scusa.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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