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      Posciachè fato comune è morire
      , aggiunse Dante, "una palla, una piccata nelle viscere sono bene spesso infermità meno dolenti delle altre, - sempre più gloriose."
      Ma il petulante Malatesta riprende: - "Questo è il parer vostro, nè, comunque vaghi, due fiori fanno la corona: or via, adunate il vostro consiglio generale; io esporrò le mie, voi le vostre ragioni, e stiamoci a quello deciderà il popolo chiamato a parlamento."
      Questo fu, come narrano gli storici, il colpo maestro del Bartolino. Egli sperò, acconsentendo i padri, suscitare le cupide passioni della plebe o. sbigottirla col terrore. Pessime sempre vedemmo riuscire alla libertà della patria le deliberazioni prese in piazza: abbandonato il governo, vi avrebbe steso la mano il Bartolino, Malatesta doveva appoggiare la usurpazione con le armi; così di leggieri si conseguiva lo scopo, le palle senza resistenza si ristauravano: se poi i padri negavano, si screditava lo stato; non era il bene generale a cui miravano, bensì piuttosto la ostinazione di pochi arrabbiati; diversamente, perchè non consultare la mente degli universi cittadini? Temevano il pubblico suffragio? il popolo è ottimo conoscitore di quanto o come dannoso deve fuggire, o come giovevole seguitare.
      Così colui che in tutta la sua vita non seppe rivestire un fiasco, eccolo ad un tratto sapientissimo a reggere gli stati in tempi difficili: pazze cose! ma la gente per avventatezza di sangue cieca, o per cupidità traditrice, non argomentò mai più acconciamente; e lo vedemmo pur troppo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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