Tra tanto consenso di uomini di guerra, Pastrano Corso, Cencio Guercio, Biagio Stella, Margutte da Perugia ed altri tra Côrsi e Perugini fidati del Baglioni risposero essere stoltezza combattere, andare incontro a certissima morte; ne avrebbero acquistato biasimo presso il mondo, castigo presso Dio.
No, no
, proruppe Dante, "il mondo può non imitare quelli che si sacrificano, comecchè inutilmente, in favore della libertà, ma per certo li loda."
Che dite voi?
tonava il divino Michelangelo, "che si farebbe Dio delle sue stelle, se non le adoperasse a coronarne la fronte degl'incliti che morirono combattendo la tirannide?"
E i capitani generosi volgendosi con mal piglio ai satelliti del Malatesta:
Al canto si ravvisa l'uccello. Avete paura? Restatevi; - noi andremo senza di voi.
Noi!
quasi disperati urlarono i Perugini e i Côrsi, cui morse acerba la rampogna, e comecchè corrotto, una stilla di buon sangue italiano bolliva loro dentro le vene; - si voltarono al Malatesta per conoscere dal suo viso se dovessero o no rispondere all'invito. Malatesta immobile come un faro in mezzo a mare in burrasca, non muta sembiante, o atteggia la persona a moto generoso o di rabbia.
Noi andremo senza di voi
, replicarono i capitani fedeli, "e ne facciamo sacramento sopra gli evangeli santissimi."
E mossi da un medesimo impulso si affollarono all'altare in fondo della sala, dove stese le mani giurarono con grande effusione di cuore avrebbero difeso Firenze finchè bastasse loro la vita.
Vieni
, disse Lionardo Bartolini, gonfaloniere dell'Unicorno, a Dante da Castiglione, gonfaloniere del Vaio; "forse tu non vorresti giurare?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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