Lionardo mio, chi rinnuova non mantiene; chi giura più spesso delle femmine?
Certo di' bene. Quando esse giurano amarti per una eternità, - ciò si deve intendere per una settimana, con un poco del lunedì veniente, - ma poco...
Ho giurato una volta, e basta.
Intanto Rafaello Girolami, guardando fissamente il cielo con le braccia aperte, non senza molto pianto e singulti esclamava:
Invitto Malatesta Baglioni, capitani valentissimi, vi prenda amore della vostra fama, pietà di noi; non consentite che il patrio fiume e le strade di questa città nobilissima corrano sangue cittadino, - le strida degli uomini e delle donne desolate feriscano il cielo, si ardano i palazzi, si contaminino i tempii di Dio, si commettano infine quelle nefande abbominazioni le quali siccome aprono l'inferno a chi le commette, non sono meno incomportabili per chi le sopporta. Non vi diede la madre vostra viscere umane? Cristo nostro Signore non v'insegnò carità? sono le orecchie vostre di granito pel nome santo di patria?
I fidati di Malatesta mormoravano, - non si movevano, - pure accennavano vacillare. - Tristi tutti!... ma il momento solenne, l'esempio della virtù, il pensiero della perfidia ch'esita sempre, finchè non sia irrevocabilmente consumata, e l'appello non mai del tutto rivolto invano alla particola eterea dell'uomo, gli soverchiava più poderoso di loro medesimi. Li vide il Baglioni li vide e sorrise, e con suono benigno, guardando il gonfaloniere, favellò:
Si abbiano per non profferite le mie parole.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Rafaello Girolami Malatesta Baglioni Dio Malatesta Baglioni
|