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      Consiglio così magnanimo come arguto; avvegnadio finchè ci è fiato ci è speranza, e per esperienza lo provammo anche ai dì nostri; invero era a sperarsi allora su gli umori di Francia, voltabili sempre, sopra la morte del papa, che ormai non poteva troppo tardare, su le molestie del Turco nella Ungheria non meno che sul mareggiare delle coscienze alemanne divise dalla Riforma(317).
      Fra queste angustie il nostro eroe tanto si tribolava che i commissari di Pisa scrivevano ai Dieci in data del 25 luglio esserglisi aggravato il male in modo che i medici concludevano per qualche dì non poterlo guarire... "e per essere la presenzia sua utilissima, e quanto sia necessario il farlo presto; dall'altro canto non potere esercitare la persona per qualche giorno; ci è parso spacciare di nuovo a Vostre Signorie; avvisando tutto, acciò quelle commettino quanto doviamo eseguire(318)."
      I Dieci, pressurati dal popolo, il quale, non trovando più sozzure e schifezze da cibare, urlava con l'urlo della fame, scrissero al Ferruccio che per amore di Dio si avacciasse; che se non poteva andare egli, spedisse ad ogni modo tutta quella gente preponendole Giovanbatista Corsini detto lo Sporcaccino, o quale altro gli paresse più idoneo; nel qual caso davano a colui che mandasse la medesima autorità. - Presentata questa lettera al Ferruccio, dopo averla letta e poi ripiegata, tenendola in mano, la prese da un lato co' denti dicendo:
      Andiamo a morire(319).
      E siccome il signore Giampagolo gli veniva raccomandando di mettersi in lettiga e così farsi trasportare con manco suo travaglio(320), egli rispose mestamente:


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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