Così prima i Cancellieri si divisero in Bianchi e in Neri; quindi i Bianchi in Vergiolesi e gli altri della sua parte; poi i Neri in Traviani, Ricciardi, Lazzari, Tedici, Rossi e Sinibaldi; nè qui si stette la infame rete di uccisioni, di scisme e di rapine, ma anzi si moltiplicò per modo che come mi strinse il dolore a pensarvi, così mi assale vergogna a raccontarle. E l'antico cronista fiorentino(323), il quale percosso da tanta immanità, si avvisò specularne le cause, non seppe trovare argomento altro migliore se non questo uno, che i superstiti della strage catilinaria fermandosi in cotesta contrada vi togliessero donna e di generazione in generazione il truce sangue e le furie loro senza tralignamento ai più tardi nepoti tramandassero. La quale opinione non solo deve rigettarsi come falsa, ma ed anche biasimarsi come trovata ad arte per adombrare la vera. Gran parte di colpa vuolsi attribuire ai Fiorentini, i quali, mirando al dominio della Toscana e forse della universa Italia, ebbero per accorgimento di stato tenere Pistoia con le parti, Arezzo con le armi(324); onde, non che si dessero pensiero a sopire le antiche discordie ne suscitavano sempre delle nuove. Ma il mal seme partorì pur troppo la mala pianta; chè quinci mosse la favilla che accese sì gran fiamma in Firenze ai tempi di Corso Donati, e adesso vedremo che fu causa della rovina della repubblica. Onde quanto meglio considero la ragione delle umane vicende, tanto più mi confermo della sentenza di Focione, che la politica degli stati non deve andare disgiunta da buona morale.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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