Avrebbe seguitato l'Orange con gli uomini d'arme, i corazzieri e le fanterie.
Affrettando il passo, i cavalleggeri imperiali si accostano a Gavinana e ricercano i terrazzani aprissero le porte a nome dell'imperatore e del papa.
I principali del castello, recatisi sul ballatojo di porta Piovana, rispondono alla intimazione: aprirebbero volentieri, purchè avessero fede che sarebbero lor salve le sostanze e le vite.
I capitani dei cavalleggeri soggiungono; "Aprite tosto; di ciò vi malleviamo sotto parola del principe Filiberto di Orange capitano cesareo, che di poco tratto ci seguita."
E i terrazzani da capo: "Di voi punto non ci fidiamo; aspettate che venga il principe, e quando egli proprio ci assicuri, vi apriremo le porte; nè l'esitanza nostra deve adontarvi, imperciocchè essendo Gavinana ab antiquo di parte cancelliera, e occorrendoci tra voi non pochi panciatici, crudelissimi nemici nostri, meno di voi sospettiamo che di loro."
Tutte queste parole mettevano innanzi i Gavinanesi non per voglia che avessero di arrendersi, ma per dar tempo di arrivare al Ferruccio, a cui avevano mandato celerissimi messi, ed ora, per sempre più affrettarlo, si posero a suonare furiosamente le campane a martello.
I messi di Gavinana incontrano il Ferruccio nella casa del Mezzalancia.
Affrettate i passi, per Dio! messere lo commessario; Gavinana appena si tiene, tanto l'assalgono grossi i nemici d'intorno; ma per poco che tardiate, voi troverete un mucchio di rovine. Il principe d'Orange in persona comanda all'esercito.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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