Sbarrarono le porte, come meglio poterono si afforzarono e dai balconi, dalle feritoie, che anche in oggi si vedono, presero a bersagliare il nemico. Gl'imperiali, sospinti dalle minacce dei capitani, che dietro loro incalzavano con la spada nuda, molte volte salirono all'assalto, e sempre sopraffatti dalla tempesta delle palle piegarono. Maramaldo, rimasto in Gavinana, sentendo riuscire i conati invano, spumava di rabbia, e all'ultimo mandò a dire che se in mezz'ora non superavano il castello, gli avrebbe appiccati quanti erano.
Si accingono all'ultima prova; - le palle vengono più rare; - arrivati a mezza costa scemano ancora; - a piè del muro cessano affatto, - stanno immobili alquanto di tempo paurosi di sorpresa, - non offesi si rinfrancano, i più timidi saliscono a gara, - insieme uniti si sforzano a rompere le imposte, a scalare i balconi.
I nostri non hanno più polvere, - non palle, e dimentichi dei pericoli e dei propri dolori, contemplano l'agonia di un valoroso.
Ferruccio giace sopra un letto di foglie castagnine; - non ha parte di corpo illesa; - invano tentarono arrestargli il sangue, - prorompe dagli orli delle fasciature, distilla dai lini temprati. - Genuflesso a destra, gli sorregge il capo Vico Machiavelli, il quale forte si abbranca il petto sotto la mammella sinistra per impedire anch'egli lo sgorgo del sangue da una ferita ricevuta in quella parte, - e dalla manca simile cura gli rende Annalena, anch'ella genuflessa.
Ardono in terra alcune lampade, le quali quando il sole illumina il nostro emisfero partoriscono effetto sempre solenne nell'uomo, imperciocchè accennino la presenza della morte - o Dio.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Gavinana Vico Machiavelli Annalena Dio
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