Cencio, reso insolente dai casi, credendo ormai potergli essere lecito qualunque malefizio, alla indignazione suscitata da cotesta lettura aggiunse nuova esca, adoperando siffatto linguaggio:
O mercadanti, sbrigatevi via: non vi par egli di avere fatto aspettare assai messer papa e messere lo imperatore, principi e baroni, di cui uno solo val meglio di tutti voi altri? I granchi mangeranno le balene? Avete per questa volta conchiuso un tristo negozio; - più che aspettate, e meno costate; - io, con buon rispetto parlando, dalla lana in fuori non darei di voi altri Signori due lire di piccioli; - la vostra testa è un'aia, - volendo ci metteremo fieno, - ma per cervello, ah! ci si potrebbe trarre d'arme da mattina a sera... Orsù via, sbrigatevi, tornate alle faccende, le botteghe vostre vi attendono; anche lì potete fare la guerra..., col braccio corto... e la menzogna lunga, alle borse degli avventori.
Dante da Castiglione e Lionardo Bartolini si mossero concitati e levarono le mani per metterle addosso all'insolente soldato, ma al Gonfaloniere sembrando che ciò non sarebbe avvenuto senza notabile scapito della reputazione del governo, ordinò si rimanessero, e aggiunse:
Costui certo è pazzo od ebbro: così essendo, non ci facciamo micidiali del suo sangue, quantunque l'oltraggio, per la parte del Malatesta, diventerebbe maggiore.
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Venga il medico e il carnefice
, ripresero varie voci, "ed il cagnotto vada all'ospedale o al supplizio."
Sentite, Signori
, favella Cencio, ma sbaldanzito non poco e pur continuando nella sua procace natura, "se mi mandate all'inferno, vi scoperò le stanze.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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