Pervenuto l'osceno fatto a notizia della Signoria, commossa da immensa passione, delibera adesse per isdegno praticare il partito che avrebbe dovuto mettere in opera dianzi con prudenza ed auspicii migliori: per la qual cosa comandò si adunassero subitamente in piazza tutti i gonfaloni armati e pronti a combattere; ed avendo udito come quattrocento giovani fiorentini, sprezzata la religione del giuramento, raccolti sopra la piazza di Santo Spirito si fossero dichiarati che in caso di contesa avrebbero sostenute le parti del Malatesta, come quello che nella rovina della patria gli assicurava di oneste condizioni, mandò alla volta loro Dante da Castiglione e Bernardo da Verazzano, onde si affaticassero a ritrarli dall'esiziale proponimento. Andarono, il primo pur sempre fidente di sovvenire la patria moribonda, l'altro sfiduciato dell'esito, ma pronto in qualsivoglia ventura a soddisfare il suo debito di cittadino, - con diverso concetto egregi spiriti entrambi.
Pur troppo la migliore gioventù del paese, uscita dal più inclito sangue, stava sopra la piazza di Santo Spirito accolta ai danni della patria, non però baldanzosa, ma dimessa in vista, mesta e pensosa più di altrui che di sè stessa; alcuni favellavano a mezza voce, - non era la speranza argomento dei loro colloqui, - con sofismi intendevano assicurarsi dei sinistri presagi; altri, ragunati a capannelli, non ardivano guardarsi in faccia e non aprivano labbro; un'aria greve sembrava che ingombrasse celesta piazza. Quasi brulichio di vermi sopra il cadavere di generoso animale, tu vedevi agitarsi per quella gente una mano di codardi, parte dei quali, lodatori esagerati della libertà pur dianzi, ora con vituperii di ogni maniera la laceravano, i Medici celebravano, i beneficii loro levavano a cielo; a sentirli, stava per rinnovarsi l'età dell'oro, l'Arno avrebbe menato miele, il Mugnone latte; niuna quiete sperabile, se non se sotto ai Medici; avere i Medici mandati alla terra nella sua misericordia Dio.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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