Allora lo vinse un fiero proponimento; ratto trasse fuori il pugnale e puntandoselo ai petto esclamò:
Nessuno potrà impedirmi di morire a mio senno.
Se non che gli amici lo trattennero, con dolci parole lo raumiliarono, gli trassero il pugnale, nè glielo resero prima che con solenne giuramento si obbligasse a conservarsi la vita.
Come finì questo magnanimo? Sortirono, o no, i suoi disegni il loro adempimento? Morì per morte di sangue, o mancò col cuore roso dalla amarezza dell'esilio e dall'ansia della speranza delusa? La febbre del desiderio lo inaridiva, o piuttosto prima di spengersi sorrise pure una volta nel rivedere la patria? Non lo dirò. I casi e la morte di lui ben possono dare nobile argomento a nuovo poema; - lascio la messe intatta a cui voglia mettervi dentro la mano poderosa. Però chiunque non si sente l'anima grande davvero si vergogni di stendervela; - gli ultimi palpiti della libertà di un popolo sono santi quanto l'arca di Dio; Rammenti Oza(350). Il dramma storico e il poema del popolo, simili all'arco di Ulisse, chiunque gli afferra e non gli curva, - uccidono.
La città era ridotta ai suoi termini estremi. I quattro ambasciatori testè rammentati condottisi al campo intendevano sopra i preliminari stabiliti a conchiudere la capitolazione. Ora cominciano a scoprirsi le insidie; Baccio Valori s'ingegna di escludere il patto principale, salva sempre la libertà; non mica che, quantunque stipulata, pensasse l'avrebbe mantenuta papa Clemente, ma perchè quando delle vergogne se ne può fare a meno, non è male risparmiarsele; e Pierfrancesco Portinari, lo vedendo stare così sul duro, non potè tanto trattenersi che non gli dicesse:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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