Nè al principe dei farisei, come l'Alighieri chiama il papa, voglia mancava od ingegno di giudaizzare intorno alla lettera. La capitolazione dichiara non s'impongano nuove gravezze oltre gli ottantamila scudi, nessuno impedisca che i cittadini spontanei offrano somme maggiori e più proporzionate alla mole dei presenti bisogni. Fu pertanto ordinato ai Dodici di Balía decretassero di proprio moto un accolto, ed i Dodici, mercè la persuasione del capestro, consentirono liberamente, come i senatori romani ai decreti di Tiberio: - dopo il primo successe un secondo accatto, - e di lì in breve un terzo. Guai ai vinti!
Tutti questi trovati, siccome giovavano a riempire l'erario, poco o nulla avvantaggiavano le cupidigie degli aderenti dei Medici. Baccio Valori, argutissimo in siffatta specie di negozi, fece spargere ad arte il rumore che si avevano a mandare sessantaquattro ostaggi nel campo per l'osservanza dei patti stabiliti. I nomi dei più doviziosi si rammentavano. Questi, presaghi del futuro, si affaticavano a prevenire che li colpisse la disgrazia, si raccomandavano, promettevano di grossi beveraggi, amici vi adoperavano e parenti. Baccio, non mica ipocritamente nè col mezzo di terze persone, ma egli medesimo con aperta impudenza, imponeva il riscatto, riscoteva la pecunia, dava cedole d'immunità, rimandava la gente assicurata. I più zelanti alla repubblica erano primi a sottoporsi a questo infame mercato, confidando con la devozione nuova fare dimenticare le vecchie ingiurie, quasi, per non dir troppo, non fosse nato e cresciuto tra loro Nicolò Machiavello, quasi tra loro non avesse egli meditato e scritto intorno la natura, i costumi e lo ingegno del principe.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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