I suoi nemici distruggeva nei rami e nella radice.
Frate Benedetto da Foiano, udendo che cercavano di lui per farlo morire, non gli occorrendo partito altro migliore, si fidò ad un soldato perugino il quale promise di mettere in salvo lui e le sue robe, ma egli, che della natura del suo capitano partecipava pur troppo, tolte per sè le robe consegnò il miserando frate al Malatesta, e il Malatesta alla trista derrata del tradimento aggiungendo, come bene avverte uno storico, una pessima giunta, dopo averlo martoriato prima per conto suo, con le mani e coi piedi incatenati lo mandò a Roma. Papa Clemente ordinò lo carcerassero in Sant'Angiolo, e nel consegnarlo a Guido dei Medici, che v'era per castellano, fece avvertirlo ne avesse cura secondo i suoi meriti; badasse a questo, che la sua lingua gli aveva di più aspre trafitte inacerbito l'animo che non le picche degli altri suoi nemici. Guido, di facile natura, innamorato delle virtù del Foiano e pensando la sua molta dottrina potesse avvantaggiare la Chiesa in quei tempi calamitosi, molto più che gli aveva promesso, se Dio gli concedesse vita, volere scrivere un'opera dove coi passi della Scrittura intendeva confutare l'eresie luterane, ne prese buona cura e attese a provvederlo di quanto è al vivere necessario. Così procederono per non breve spazio di tempo le cose, finchè, udendo che il papa veniva a visitare il castello, fidando placare il suo sdegno, gli pose su la via il frate, il quale prosteso, col capo chino al pavimento, le mani composte a misericordia, lo supplicava pel sangue preziosissimo di Gesù Cristo a compartirgli il perdono.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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