.." - Monsignor Guido, temendo il papa non si crucciasse, mandò in fretta il suo cappellano a Clemente per sapere se dovesse concedergli i sacramenti.
Il pontefice recitava il suo brevario quando giunse il cappellano; udito che l'ebbe, rispose:
Dunque non è anche morto colui? - Quanto tarda a morire!
Pochi altri momenti gli rimangono di vita; sicchè se la Santità Vostra volesse consolare cotesta anima, non può fare troppo presto a rimandarmi... pochi momenti, io vi ripeto, ha da vivere...
Quanti pochi?
Forse due ore.
Alla favella voi mi parete di Como.
Santità, sono Cremasco.
E come state a prebenda?
Santità, se non mi date commiato, io non giungo a tempo pel Foiano...
Voi mi parete un dabben uomo; - s'io vi creassi prelato di camera, vi piacerebb'egli?
Piacerebbemi, - ma adesso nulla più mi talenterebbe che giungere a tempo per consolare il frate.
Andate dunque, proruppe Clemente, dacchè questo frate vi preme cotanto; - non gli si amministri il viatico; - noi lo assolviamo da ogni peccato in articulo mortis.
Il cappellano, appena simulando l'orrore che sentiva, inchinata la persona, si allontanava.
Il papa svolgendo le pagine del breviario mormora tra i denti:
L'assoluzione plenaria anche dei casi riserbati a noi deve bastargli, l'attrizione è sufficiente a salvarci; - s'ei non si pente davvero, la colpa è sua; per me non lo impedisco d'andare in paradiso, - anzi ci ho gusto; vada pur dove vuole, purchè non si trattenga in questo mondo. - La Eucaristia non importa poi assolutamente..., la particola.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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