Ci mancava anche questa!
esclamò crucciato; "io non so, messere Francesco, perchè, quando eravate gonfaloniere, non vi deste pensiero di fare accomodare questa scala."
Veramente, Giambattista, io non contava di averla a scendere mai.
Vedete! Bisogna porre buona avvertenza a tutto; e' pare ne sia stato architetto un cerusico.
Giambattista
, riprese il Castiglione, "un romano avrebbe tolto in sinistro augurio il vostro inciampo e se ne sarebbe tornato indietro."
Ormai, Bernardo mio, non ne varrebbe il pregio. Messer Iacopo, a che pensate voi? Su, animo.
Eh! io penso non essere questo il miglior quarto d'ora della nostra vita...
Perchè no? Noi ci acquistiamo un tanto; - tolto che ci abbiano il capo, per esempio, non ci dorranno più i denti...
E poi andremo a vedere
, interruppe il Soderino, "come si risolva il gran forse."
Come, messere Luigi, dubitereste di Dio?
domanda Giambattista.
Io non credo e nè anche discredo; la fede non dipende da noi, non più che avere il naso lungo o corto. - I frati mi consigliavano a digiunare, ma siffatto argomento mi faceva venire fame, non fede; - sicchè all'ultimo, conoscendo ch'io non valeva a sciogliere il nodo, mi sono condotto nella vita come se Dio fosse. - Se Dio esiste, - ho detto, - per certo egli ha viscere di misericordia, e quante volte ho potuto ho soccorso i miei fratelli. In somma se il Creatore esiste, non vorrà rigettarmi dal suo seno, perchè il mio ingegno non seppe comprenderlo; - se poi...
Tacete
, favellò il Carduccio, "l'altro supposto non possiamo concedervi or che tra l'ombre io scorgo il nostro letto di morte.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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