E perchè forse terranno alcune genti il mio racconto sospetto e lo reputeranno fatto ad arte per vituperare chi primo instituì la tirannide nella Toscana, valgami la testimonianza di Benedetto Varchi, il quale, come spesso sono venuto rammentando, scriveva storie per commessione di Cosimo I. Costui, e comecchè nè grande cuore nè peregrino ingegno si fosse, costui tuttavolta, più che al tiranno compiacendo al vero, con eterna sua lode, sposta prima la infame proscrizione, dettava la seguente pagina: "Io non so quello che a coloro i quali queste cose leggeranno sia per dovere avvenire; so bene che a me hanno elleno tanto arrecato in iscrivendole non pure di rincrescimento e compassione, ma d'indignazione e sbigottimento, che io, se le leggi della storia, le quali io, giusta mia possa, non intendo di trapassare ritenuto non mi avessino, arei in così larga occasione lungamente deplorato non meno la miseria e infelicità della natura umana che la perfidia degli uomini; conciossiacosachè queste cose fussono fatte tutte quante direttamente contro la forma della capitulazione, nella quale si perdonava liberamente a tutti coloro che in qualunche modo e per qualunche cagione avessono o detto o fatto o contra la casa dei Medici, o contra alcuni de' parenti e seguaci loro: - e con tutto questo si ritrovano al presente di coloro i quali hanno o l'animo così efferato o la lingua tanto adulatrice o la mano cotanto ingorda che, lontanissimi così da ogni umanità come da ogni verità, scrissono nelle storie loro che papa Clemente, troppo temperato in tutte le sue azioni, parendogli che fosse uficio di reputazione e pietà sua mantenere il nome il quale s'aveva preso, usando moderata vendetta, fu contento della pena di pochissimi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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