Pagina (1068/1163)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Era Filippo uomo di arguto intelletto, di modi cortigianeschi e magnifici, vago di conviti, di caccie e di ogni maniera signorili sollazzi; nelle cose di amore intemperantissimo senza considerare nč sesso nč etā; d'indole varia, versatile; di principe o di repubblica poco curante, moltissimo di sč; nč tutto al vizio, nč alla virtų tutto; sebbene sul principio della sua vita pių di quello studioso che di questa, all'ultimo poi pių di questa che di quello, onde con la morte generosa seppe redimere molte, se non tutte le colpe commesse durante la vita. Adesso compariva ed era strumento efficacissimo di servitų. I giovani nobili rimasti a Firenze, avendo preso a schifo la parsimonia del vivere repubblicano, pur troppo si mostravano vogliosi a seguitare gli esempi di Filippo, e cosė con la rovina delle virtų civili si apparecchiava la morte di ogni magnanimo spirito, o vogliamo dire la vita del buon ordine del principato. Ciō che apporta non poca gravezza nel considerare la ragione delle vicissitudini umane si č questo, che la corruzione, madre sempre di tirannide, suole precederla, accompagnarla ed anche seguitarla; mentre la virtų, senza di cui ogni argomento a migliorare le nostre sorti č novella, di rado accompagna e non precorre mai la repubblica: onde Vittorio Alfieri scrisse la virtų parergli piuttosto figlia che madre di liberi stati. La quale opinione mi č piaciuto accennare non giā perchč nessuno deponga la speranza, ma all'opposto per la ragione che se talora gli eventi non vanno a seconda dei desiderii, i troppo vogliosi témperino i smoderati e gli accomodino ai tempi, ai casi e all'indole di questa nostra stirpe, pių assai infelice di quello che in generale noi non supponiamo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Filippo Firenze Filippo Vittorio Alfieri