.. Tuttavolta i fanciulli della mia città mi hanno percosso nel capo, - tale altra m'insanguinarono il fianco, - ma, - vedete, - qualche dolore ci fa meglio amar la cosa diletta. E poi qual dolore non placava l'esultanza di vagare pei suoi campi in primavera, - e i piedi, le mani, la faccia, rinfrescare di rugiada, - inebbriarsi nei primi raggi del sole, con aperte narici bevere l'area che spira vividissimo dai colli paterni? - la terra morbida per erba folta ti sembra elastica sotto le piante: tu ti senti leggiero da sfidare al volo la rondinella che venne da lontane regioni a rallegrare l'anno che rinasce... - Oh come è lieta la vita! Marraiuolo, hai terminata la fossa?
Più poco manca.
Aspetterò paziente. - Adesso, o Fiorenza, i tuoi lioni hanno cessato di ruggire. - Alla repubblica arriva gradita la voce del re degli animali, - al principe giunge increscioso qualunque suono che non sia di cortegiano. - O patria mia! tu mi giaci davanti, e sei anche bella, perchè la vergine il primo giorno della sua morte, quando l'ornano di fiori, e la vampa dei ceri accesi le mantiene su le guance un crepuscolo di vita, sembra che dorma; - pure tu sei morta, - ben morta, - povera patria! - La statua equestre di Giovanni Acuto, costà in Santa Maria, par che muova le braccia in battaglia; il suo buon destriero solleva le gambe per mutar il passo; - o gente che vi trovate sotto la mensa che sostiene il simulacro dell'Acuto, non vi prenda timore, - quel passo non sarà mutato, - coteste braccia non faranno più moto nel mondo, - il prode capitano diventò una cosa inanimata.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Tuttavolta Fiorenza Giovanni Acuto Santa Maria Acuto
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