Quando la notte scendeva paurosa sopra la terra, - e la grandine percoteva crepitante su i vetri, - e il tuono squarciava le nuvole del cielo, - e gli ululati dei cani empivano l'orrore delle tenebre; - nell'ore in cui la superstizione immagina spalancarsi le antiche sepolture e quinci trarre gli spettri a tormentare i colpevoli, - in cotesta ora che il meglio animoso si stringe a cui gli dorme al fianco, - e chi si giace solo si fa il segno della salute e si avviluppa nelle coltri, - il figliuolo di messere Boni con suoi grimaldelli, a passi sospesi, ritenendo l'alito, si accosta all'arca paterna e ruba in un attimo un pugno di fiorini d'oro: - erano l'agonia di dieci famiglie ridotte dal padre alla disperazione. - Cosė avvenne una ed altra volta. - Certa notte poi a mezzo decembre, - la vigilia di un giorno di festa, successe il caso che sono per dirvi.
Strideva acutissimo il rovaio: - di neve ogni cosa era piena e di ghiaccio, - la campana che accenna le ore batte cosė distinta che pare che picchi sul tetto della casa di Bono Boni. - Lo sciagurato giovane, furente di libidine per nuova meretrice, procede a procurarsi col furto il censo grancito all'orfano, per isprecarlo in prezzo di prostituzione, - oscena serie di colpe! Pon mano sopra la serratura, - apre la porta... morte di Dio! Bono Boni con una vecchia casacca tutta rattoppata addosso, un caldanuccio davanti, agli scarsi tizzi del quale andava ad ora ad ora rinfocolando le dita assiderate, - al pallido chiarore della lucerna mezzo spenta, a cui, mancato l'olio, avea messo un po' di rialzo da un lato onde l'umore rimasto in fondo sgocciolasse verso il lucignolo, - sta numerando i suoi fiorini, - i ducati del sole.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Boni Bono Boni Dio Boni
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