La pelle gli s'informava dalle ossa, gli cadevano giù lungo le gambe le calze e ad ogni moto gli ondeggiavano; - il volto aveva bianco come il marmo; - alcune ciocche di capelli canuti gli fuggivano rabbuffate di sotto alla berretta, - la barba sordida ed incomposta, - segno certissimo in lui, tanto studioso della mondizie del corpo, di spirito agitato; - le sopracciglia irsute celavano a mezzo le pupille, le quali muovono continue per un'orbita dilatata, reticolata di vene sanguigne, - piena di colori biliosi; - e poi l'occhiaia livida gl'ingombra gran parte delle guance smunte e rugose. Le spalle tiene curve, il capo chino sul petto; - ambidue i gomiti riposa sopra i bracciuoli, - con le mani si appoggia ai pomi della sedia: - e' sono mani di cadavere; - le unghie lunghe, violette alla radice, in cima bianche; - la pelle gialla, - i nodelli sporgenti, e grosse vene di colore del piombo gliele traversano sinuose. - Sta nel dominio della morte.
Oh come tremenda travagliava cotesta ora l'anima del Baglioni! Prossimo ad abbandonare il suo corpo, lo spirito, a un punto vittima e carnefice, domandava a sè stesso ragione della sua esistenza. Truce rendimento di conto egli è questo, che pure noi tutti dobbiamo fare una volta. Costui tentava sottrarne alcune partite, altre s'ingegnava attenuarne, proponeva difese, implorava perdono. Se codesti arcani dibattimenti si fossero potuti significare con parole, in fede di Dio avrebbero disgradato le più magniflche orazioni di Demostene; - ma la coscienza a sua posta incalzava, chè non è dato all'uomo mantenersi ipocrita con sè medesimo.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Baglioni Dio Demostene
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