E conchiuso ch'ebbe il calcolo, una voce profonda in suono di sospiro gli uscì dalle viscere che disse:
Che cosa ho mai fatto?
Parendo a Cencio che la domanda fosse indirizzata a lui, levò il mento per rispondere; se non che dalla immobilità del sembiante del Malatesta sospettò la volgesse a qualche larva infernale, - si tacque pauroso. Il Baglioni indi a breve replicava:
Che cosa ho mai fatto?
Quindi, sforzato ad aprire intero il suo riposto concetto, continua:
Mi odiano tutti! Sono venuto al mondo in orrore... e a me stesso! Sempre mi vedo al fianco queste sedie vuote... ma che? forse non mi rallegrò mai affetto di padre? O genitore infelice sopravvissi ai miei figli? No. - I miei figli vivono, - ma sfuggono da me... sono solo... Solo? no... io sto in compagnia dei miei delitti... della mia vergogna... de' miei rimorsi...
Ahimè! e non pertanto mi sento solo, e quando la mia solitudine mi tormenta, e vacillante... tentone alla parete... con pericolo imminente di percotere del volto la terra, io muovo in traccia della mia figliuola, la rinvengo nella domestica cappella, genuflessa davanti la immagine di Maria santissima, ed io l'ascolto tra i singhiozzi supplicare la regina dei cieli che impetri perdono della misericordia di Dio ad uno scellerato che ha venduto il sangue de' cristiani, che ha tradito una terra nobilissima, che ha condannalo la sua stirpe ad una eternità d'infamia...; e quello scellerato sono io... L'ira mi spinge al coltello la mano... Povera figlia! perchè dovrei punirti della mia colpa?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Cencio Malatesta Baglioni Maria Dio
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