- Io mi sento costretto ad allontanarmi, badando ch'ella non mi avverta..., perchè dov'ella mi scorgesse, l'ultima stilla di sangue mi tingerebbe di vergogna la faccia. - I miei figliuoli cerco a un punto e fuggo; i miei figliuoli fuggono me, essi portano in fronte una rampogna, - il padre loro la infamia...
E tu, Ridolfo Leone, che dovevi essere l'orgoglio della mia vecchiezza... tu, sul capo del quale aveva accumulato tante speranze..., tanto tesoro di affetti..., tu, che, per farti crescere di stato, mi costi sudori, fama e perfino la salute dell'anima..., perchè lasci il padre infermo a rodersi con le sue malattie e la memoria? Il principe di Camerino lo ha respinto dalla sua casa, come un vassallo, e gli ha detto: Il mio sangue non si mescolerà col sangue dei traditori. - E la sua figlia, - la fanciulla amata da lui col delirio del primo amore, - si è chiusa in monastero per tôrselo dal cuore siccome se lo tolse dagli occhi. - Sta lontano da me, Ridolfo, perchè io temo che ad ogni istante tu venga a domandarmi. Per qual cagione mi hai procreato? - E non pertanto vorrei che prorompesse contro di me in detti amari, ancora in contumelie, versasse tutta la piena del suo furore sopra il mio capo... Ma vedi, Cencio, alla croce del vero Dio! quei suoi labbri compressi, quella sua parola fredda quando mi chiama padre, mi lacera le viscere... Pensi forse ch'io non m'accorga com'egli chiama in più dolce suono il suo cane? Pensi ch'io non veda ch'egli s'ingegna nascondere alla gente che nasce di me - e muta veste e s'infinge plebeo?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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