Cencio, dimmi, hai per avventura osservato com'egli abbia tolto dal pomo del suo pugnale l'arme di casa Bagliona? - A quest'ora egli mi maledisce... nè Dio giudice riprova cotesta maledizione, perchè meritata.
Intanto queste sedie rimangono vuote accanto a me.
Una parete - e un abisso mi dividono dai miei figliuoli...
I figli di Annibale..., ma egli mi è nipote..., e poi è prete, - finchè da me sperava il vescovato con la rendita di diecimila scudi, non mi si dipartiva mai dal fianco e non cessava dal tempestarmi le orecchie con le autorità dei santi padri e coi testi della Scrittura ond'io mi mi rendessi a fare le voglie del pontefice; - mi assicurava della eterna salute, - difensore della Chiesa mi salutava e propugnacolo della fede; - adesso volge le sue lusinghe a più potente di me; - simile agli oremus del suo breviario, egli cambia nelle sue adulazioni il nome e le applica ad un altro, - mi abbandona ai pericoli e ai rimorsi, - nè gli mancheranno citazioni per giustificare il suo operato, - perchè no? Non insegnava il suo Cristo che l'albero quando non è più buono a produrre frutto deve essere reciso? Ah! la parola di Cristo sta in bocca ai preti come il suo sepolcro in mano ai Turchi. - Egli s'ingegna nascondere il nome della sua stirpe sotto il titolo di qualche dignità ecclesiastica, - fosse anche quello di vescovo d'Aleppo. - Sta bene, nè io posso biasimarlo di sottrarsi alla torre che crolla. Dio lo esaudisca secondo i meriti suoi...
Clemente! Clemente! Se le mie colpe saranno gravi sulla bilancia dell'Eterno, quanto mai vi peseranno le tue!
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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