Ma qual pensiero, quale ostinazione è questa vostra? Perchè volete rimanervi qui a farci ammazzare tutti come paterini? Avete munito di anni e di ogni sorta di provvisioni il vostro buon castello di Bettona, nè sarà facil cosa al cardinale superarne i ripari.
I miei capelli, comunque crescano sopra testa maladetta, sono numerati; non dubitare, Cencio, neppure uno di essi cadrà, se lo impedisce il Signore; e se per lo contrario al cardinale fu commesso dalla provvidenza di trucidarmi, le salde mura di Bettona si romperanno come vetro al suo urto; - il frutto quando è maturo bisogna che caschi. - Nessuno, Cencio, più di noi può rendere testimonio che Dio esiste... - noi sentiamo la sua esistenza come un chiodo nel cuore...
Ahimè! finisce il mondo, Malatesta sermoneggia
, interrompe Cencio sforzandosi, comecchè inutilmente, riprendere l'antica gaiezza; "mettiamoci in salvo. Che dice il proverbio? Aiutati con due mani, e Dio ti aiuterà con una..."
Cencio
, gridò Malatesta, "non bestemmiare, vedi, o ch'io ti faccio gettare giù dai balconi..."
E alzò irato il volto per aggiungere alle parole la minaccia degli occhi.
Cencio, o sia a cagione del suo spirito abbattuto pur troppo, o sia che veramente la voce del Baglione gli sonasse più severa che mai l'avesse udita per lo tempo innanzi, levò il viso a sua posta.
E i loro occhi s'incontrarono.
La fiamma ora nascondendosi sotto i tizzoni spariva, ora scaturendo a modo di lingua di fuoco avventava un getto improvviso di luce sopra gli oggetti circostanti.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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