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      E quel subito splendore gli sformava e li travolgeva in aspetti bizzarri: le cose inanimate parevano scontorcersi sotto il tormento d'inconsueti dolori. Le sembianze dei nostri personaggi disfatte e terribili davano idea del come debbano agitarsi nell'inferno le anime dei dannati. L'uno l'altro guardando, Cencio e il Baglione proruppero in un grido e al punto stesso esclamarono:
      Voi avete...
      Tu hai...
      Una faccia di demonio.
      E quando quella loro paura fu del tutto quieta, si celarono gli occhi con le mani, profondamene avviliti, ed esclamarono:
      A che mai siamo ridotti!
      All'improvviso il silenzio che lungo si manteneva in cotesta sala viene rotto da un alto schiamazzo, da un cozzare di ferri, da minacce; da bestemmie e grida dolorose, e poi un romore di persone qua e là accorrenti, un chiudere di porte, e quindi ancora a mano a mano appressarsi il calpestio.
      Malatesta si alza tremante. - ma non per paura; però con le mani non abbandona i bracciuoli della sedia, in questo modo sostenendo l'infermo suo fianco. Allorchè il rumore sempre più appressandosi sta per prorompere nella sala, la sua destra con moto spontaneo ricorre al manco lato per cercarvi la spada; le gambe indebolite non bastano a sorreggerlo in piedi, e vacillando trabocca sopra la sedia; - sorrise e si acconciò nell'atto che gli parve più dignitoso per aspettarvi la morte.
      Si spalancano le imposte, e una turba di uomini e di donne inonda la sala. Alcuni dei sopravvenuti portavano torcie di bitume, sicchè la nuova scena andava illuminata da quel sinistro splendore.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Cencio Baglione