Lastri, Osserv. fior., tomo III. pag. 82. - Nè sarà vano notare come i grossi cannoni chiamati alla Lancaster, di cui fecero molto uso nella ultima guerra taurica, non sono, secondochè vantano, trovato moderno, bensì invenzione antica, ed ebbero nome di basilischi; portavano cento e più libbre di palla e la spingevano fino a tre miglia lontano. Si tralasciarono perchè non imberciavano il tiro, nè ai nostri tempi questo difetto sembra avessero emendato.
(170) E perchè il fallimento fosse in orrore, come conveniva in città mercantile, si faceva ai cessanti battere il deretano in mezzo della loggia di Mercato Nuovo. Lo stesso genere di pena costumavasi altrove e nominatamente in Lione. Il Migliore cita a questo proposito le parole di Guido papa, che scrive i mercanti di Firenze pagare i loro falli ostendendo pudenda et percutiendo lapidem culo. Il Lippi alludendo a quest'uso nel suo Malmantile finge trovar nell'inferno quelle
Donne che feron già per ambizioneD'apparir gioiellate e luccicanti,
Dare il culo al marito in sul lastrone.
Nota anti - romantica. Vedi Lastri, tomo IV, pag. 100.
(171) Da tempi remotissimi fino ai dì nostri ci chiarisce la storia come gli uomini vendutisi agli stipendi d'un despota, ponendo giù la naturale indole, assumano quella di bestie: così tacendo la lugubre serie delle immanità recentemente commesse in Italia, giovi rammentare Carlo Zima di Brescia impeciato ed arso, come si costuma ai topi, dall'efferata soldatesca. Cotesto infelicissimo, comechè debole di forze, si avventò al collo di uno dei suoi carnefici e tanto il tenne avvinghiato con supremo sforzo che, nonostante gli argomenti per levarglielo di sotto, ebbe a morire nelle fiamme che aveva acceso pur egli.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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