A Dio poi è più difficile discredere, che facile credere: creature noi, use a vederci sorgere obietti dintorno creati per natura o per arte, come possiamo immaginare cosa non creata? Se Dio non fosse bisogneria inventarlo, affermano che sentenziasse il Robespierre, e s'ei il disse, fu favilla che uscì dal ferro. Noi abbiamo bisogno di Dio, nè possiamo fare a meno di credere così quando pensiamo al numero infinito degli uomini cui sembra fosse dato un cuore solo per sentirselo ferire, e braccia per portare catene, e sangue per versarlo su i campi, e su i patiboli, - e labbra, pur troppo, perchè ci tenessero incollata sopra la spugna satura del fiele della calunnia, e dello aceto dell'odio; se a tutti questi non fosse venuta ad allietare la idea dell'eterno Riparatore, quale mai tormento inventato dal demonio in un'estro di malignità potrebbe uguagliarsi all'amarezza della ora ultima della loro vita? Bella consolazione (esclamava il Generale Pasquale Paoli, che fu quasi il Garibaldi del secolo passato) bella consolazione per un'uomo il quale "per tutta la sua vita si travagliò in benefizio di una Patria, che sta per rinnegarlo; di una Libertà sul punto di voltargli le spalle, che con forze impari, male armate, peggio vestite si trova in procinto di essere assalito ed oppresso dai Francesi dieci volte più numerosi, ordinatissimi, forniti di ogni maniera di arme, squadernargli in faccia, fra un'ora una palla ti spaccherà il cranio, e tu cascherai in tutto e per tutto, zolla di terra sopra la terra!
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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