Il Papato per noi gli è proprio la volpe che il fanciullo spartano si teneva sotto la veste; ma di lui in breve più a lungo; adesso giova chiarire, che il Papa è un cavicchio nelle mani del Benefattore imperiale, non ci potendo persuadere, che a ciò lo muova la religione, la quale per certo non consiste nell'ossequio delle improntitudini sacerdotali, figlie dell'orgoglio e della cupidità del pari sfrenati: nè egli che con la propria persona le combatteva, or fa trentatrè anni, ci parve per la qualità della mente, e degli studii suoi, capace di professare oggi opinioni contrarie affatto alle antiche. Per me, credo, che il Napoleonide abbia commesso errore dal principio del regno; e forse questo errore non mi sembra al tutto volontario, bensì condotto dal mal pendìo dove primamente ei si mise, dacchè non fosse punto vero, che in Francia la famiglia di Bonaparte non avesse seguito; ce lo possedeva e gagliardo aggruppandosi intorno a questa immagine quanto di glorioso vantava la Francia in fatto di arme, e di onorato in fatto di libertà. A mio giudizio piacque la repubblica come quella che almeno in suono comprende la massima copia della libertà; poi riuscì odiosa, perchè o per necessità non saputa removere, e forse artatamente indotta, o per tradimento col pretesto d'infrenare la licenza percosse la libertà, la quale cosa non in cotesta occasione sola, ma sempre vediamo accadere: ora con esempio tanto fresco sotto gli occhi, saria stato un gran bene pel Napoleonide, e per noi, se non fosse, in grazia dello errore suo, o per malaugurato eccesso dei fazionari suoi, caduto prima nella colpa, poi nella necessità di offendere la libertà, creando a sua posta e immaginando pretesti, ed anco cause in apparenza giuste, onde sotto colore di salute pubblica poterlo fare a mano salva.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Papato Papa Benefattore Napoleonide Francia Bonaparte Francia Napoleonide
|