Pagina (45/838)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Lasciamo coteste sazievoli e vulgari compilazioni monumenti di colpa, di piaggeria, di astio, e di paura a bandire un diritto appo il quale conquiste, trattati, prescrizioni, e tutto, viene meno; il diritto del popolo, che vivendo ara, difende, e ricupera la terra ove è nato, e morendo cresce con le sue ossa la terra dove giace sepolto. Lasciamole, dico, e condiderate sola la parte compilata dal deputato Castagnola copiosa di fatti quanto sobria di parole, e vedrete quale l'opera nefaria di Roma, e quale scellerata miscela per lei si faccia di religione, e di omicidii; mirabile a dirsi! Un Romano di Gioia, il quale per errore di mente si dà ad intendere essere campione della fede e difensore del trono, conosciuti tardi i compagni suoi, così lasciava scritto nei suoi ricordi: "siccome in questi era unicamente il pensiero di rubare.... cominciarono ad agitarsi contro di me dicendo: - noi siamo usciti in campagna e siamo chiamati ladri, dunque dobbiamo rubare, e se il nostro capo non fa come noi, mala morte farà, oppure rimarrà solo." E tuttavia cotesti compagni suoi pigliavano nome di Giurati alla fede cattolica; con sacramento obbligavansi a difendere mediante la effusione di sangue Dio, il sommo Pontefice Pio IX, Francesco II re delle due Sicilie, ed a combattere i ribelli della Santa Chiesa(11). Pasquale Forgione presso a morire, presago che i bersaglieri i quali gli stavano dinanzi fossero ordinati per metterlo a morte, disposto a confermare le sue dichiarazioni al confessore protesta combattere per la fede.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





Castagnola Roma Romano Gioia Giurati Dio Pontefice Pio IX Francesco II Sicilie Santa Chiesa Forgione