Se gli obiettano la fede cristiana aborrire dalle stragi, dagl'incendii, dalle immanità di cui egli si è contaminata l'anima, egli risponde: "di questo non sapere niente, egli combattere per la fede, lui essere, benedetto dal Papa e possedere documenti chiari, mandatigli da Roma; chè chi combatte per la santa causa del Papa, e del Re Francesco non fa peccato." - Nè costui si scuote punto allo annunzio della morte imminente, e nè al giusto terrore, che il giudice tenta incutergli con le parole: - "ma come di tante scelleraggini hai tu potuto tenere per testimone, e, nel tuo pravo concetto, complice la Madre di Dio portando appeso al petto questo laido abitino con la sua effigie del Carmine? Di peggio non potrieno fare li stessi demoni, tu hai deriso la religione, e Dio." - Senza commoversi il Forgione persiste: "io, ed i miei compagni abbiamo la Madonna nostra protettrice, e se aveva la patente con la benedizione non sarei stato certamente tradito(12)" Il Borjès, anch'egli, maledisse il momento in cui abbindolato, mentre crede trovarsi preposto a partigiani agitati dallo spirito della fede si mira attorno una collezione di rappresentanti di tutte le galere di Europa; lo stesso Tristany ebbe a mettere le mani addosso al Chiavone, e farlo fucilare pei suoi delitti: affermano che ciò cocesse al re Francesco, ed è credibile la fama imperciocchè vediamo licenziato il Tristany; e forse può anco darsi che costui ammazzasse il compagno meno per odio delle scelleratezze commesse, che per gara di comando: con gente siffatta s'indovina sempre quando si pensa al peggio.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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