Ora io dico, che dove rimanga statuito così non vale il pregio adunarsi, imperciocchè non pure gli Arabi e gl'Indiani supplicheranno Francesi, e Britanni a restare in Affrica, e in Asia, ma se non volete altro, Veneti, e Pollacchi esporranno il Santissimo su l'altare onde Austriaci e Russi non li privino della delizia del paterno reggimento. Se qualche dimostranza si permetteranno e' fia perchè non mettano a prova più dura la infinita loro pazienza a sopportare e a patire. Di ciò interpreti la maggiore parte dei Vescovi, che la verità sanno da due parti, da quella di Dio, e dall'altra dei popoli. Dunque poniamo il caso che si voglia, e volendo si possa adoperare una guisa diversa, e supponiamo altresì, che tutti i popoli senza paura rimangano facoltati a dire la sua, e allora del pari il convenire dei regi che monta? I popoli vorranno prima essere affrancati dalla dominazione straniera, e poi dalla casalinga; però che in ogni tempo pochi principi abbiano preferito regnare coll'amore, piuttostochè col terrore, e la terra considerino podere proprio dove chi vive è bestiame, e chi muore ingrasso. Nel concilio dei re chi rappresenterà dunque i popoli? Chi ardirà farsi innanzi don questa maniera di mandato? E' tornerebbe lo stesso che andare a farsi seppellire da sè; per la quale cosa si chiarisce come si dovrebbe commetterne la incumbenza ai re. Omero ha chiamato i Re pastori di popoli, mentre il Byron li appellò addirittura lupi; su di che io mi astengo giudicare, considerando che o lupi o pastori la messa torna a mattutino, dacche o che gli uni tengano il Congresso o gli altri, la materia non si può versare che intorno al mangiarsi gli agnelli cotti o crudi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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