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      La Italia sembra a me ridotta a tale, che per sè nulla possa, e se mai segue la fortuna di Francia lo farà come il grano messo sotto la mola; vi rimarrà macinata; il perdere di lei è rovina, il vincere servitù: tuttavia messo da parte la volontà, ma donde cava ella la potenza per sostenere una politica propria, ed anco per comparire utile aiutatrice della politica altrui? - La Italia manca di armi sufficienti alla impresa: la setta empia, che fa cadavere tutto quello, che tocca, adulando sostiene possederne anco troppe: e mentisce: ma che monta per lei? Se la Patria avesse a dare il tracollo, le sue gambe sono già use ad inginocchiarsi davanti al nemico invasore; use le mani a picchiarsi il petto; e la bocca usa a recitare il confiteor d'infamia. Mentisce, imperciocchè l'esercito non sommi bene a trecentomila uomini(27); cento e più mila ne sciupano tra la Sicilia, e Napoli; diffalcate gl'infermi, i presidii, gli addetti alle amministrazioni; avvertite, che tutti ad un tratto non si possono arrisicare; quelli, che rimangono sopra una carta, e ditemi poi quanti entreranno sul campo? Che se vi attentaste scemare i soldati nelle provincie meridionali, e forse anco altrove con Roma arrotatrice di masnadieri, il Borbone arrovellato per la mandra rapita, le trame dei sacerdoti iniqui, le ire degli spodestati, gl'interessi inciprigniti, l'agonia di ricattarsi, e ahimè! la inerzia altresì, o il corruccio degli uomini liberali, per me dubito, che correremmo presentissimo pericolo che avvenisse a noi come ad Uguccione della Faggiuola, il quale mentre esce di Lucca per ricuperare Pisa arrivato a mezzo cammino perde anco Lucca.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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