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      Su i soldati volontari non parmi ci si possa fare capitale, e ciò per due ragioni; la prima, che il Governo non consentirebbe chiamarli, la seconda, ch'essi non ci vorrebbero andare. Quanto al Governo una volta, che con pertinacia stupenda, e spesa enorme li licenziò non sembra, che senza biasimo potrebbe radunarli da capo, e poi non ci ha di questi pericoli considerando la perseveranza del ministro della guerra a sbrattare l'esercito di ogni labe garibaldesca; per ciò che spetta ai volontari, sicuro occorrono uomini della natura dello insetto, che non sembra pago dove prima non si sia arso intorno al lume, ma non crederei che queste voglie si partecipassero dai garibaldini.
      E quanto ai volontari in brevi accenti mi giovi ripetere quello, che apertamente già ne dissi altrove, avendo avuto a sperimentarli io. Importa distinguere tra volontari che non pigliano la ferma dagli altri che la pigliano; e poi tra quelli che si assoggettano a regolare disciplina, e gli altri che ci repugnano; per ultimo fra quelli che si danno e gli altri che ricevono gli ufficiali. Chi non piglia ferma, e procede senza legge, e si sceglie il capo non mica per obbedirlo bensì per istrascinarselo dietro tra i cattivi è pessimo. Ricordai altrove come Gasparo di Coligny grande ammiraglio di Francia, costretto ad accettare nelle guerre di religione chi veniva veniva ebbe più volte a dire, che aria tolto a reggere piuttosto una legione di diavoli, che una compagnia di volontari; ed avverti, che i volontari del Coligny spettavano la più parte alla nobiltà campagnuola, mentre i più dei volontari odierni uscivano dalla popolazione delle città. La elezione dei capitani messa in balìa dei soldati se dannosa sempre io per me non saprei, ma nuoce certo negli esordii, però che allora prevalgano gl'imbroglioni, mentre dopo combattute parecchie battaglie potrebbe darsi, che la virtù prevalesse.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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