- Più tardi la Repubblica rimase contristata da simili esempi, ma allora i soldati non obbedivano più la legge bensì l'uomo, non cittadini, bensì gladiatori, infesti per fermo alla Libertà, non però meno esiziali al tiranno, che vie vie ammazzano mettendone il trono allo incanto.
A Roma imparerai come nelle guerre civili il Capitano non pigliasse titolo d'imperatore, nè vincendo gli rendessero grazie per decreto, nè egli ardisse menare l'ovazione, molto meno il trionfo. C. Antonio, spenti Catilina ed i compagni suoi, ordina ai soldati lavino le spade, e si purifichino innanzi di entrare nel campo; e non, che altri Mario, e Silla t'insegneranno a Roma come le vittorie su i cittadini sieno eventi luttuosi da consacrarsi agli Dei infernali, quegli fuggendo dai tempii, e dagli altari, questi omettendo le immagini delle città vinte nelle guerre civili quando menò il trionfo. A Torino sì esulta quando si vince non già Catilina, bensì Garibaldi, non avversi ma amici, e si largheggia a danaro, e si promuove a gradi superiori.... Andiamo a Roma; che esempi di temperanza civile, e di grandezza italiana non ci può dare Torino.
A Roma cotesti sassi, la terra stessa ti diranno con quali arti si crei un popolo grande, e creato si mantenga; essi ti rammenteranno come il Senato romano dopo la disfatta di Canne per nulla sbigottito inviasse soccorsi nella Spagna; ed esposto allo incanto il terreno occupato dal campo cartaginese, mentre il nemico instava minaccioso a porta Capena, non pure lo vendono, ma sì no cavano il maggiore prezzo delle garose licitazioni: lì imparerai come coteste anime non meno eccelse, che sapienti, invece di empire il mondo con la confessione della propria fiacchezza reputano più disutile vincere co' soccorsi stranieri, che dannoso perdere in sè solo fidati quando in procinto di rompere la guerra a Pirro udirono come i Cartaginesi spedissero in ausilio di loro cento venti navi mandarono un legato per licenziarle, però che essi costumassero imprendere le guerre, che si sentivano capaci a sostenere senza bisogno di soccorsi; altrui.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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