Trovando poi con Marciano il terreno più morvido, lo condusse fino a decretare la pena di morto contro qualunque esercitasse cerimonie pagane: già siamo a 455 anni dopo Gesù, e voltandoci addietro non vediamo ormai il punto donde il Cristianesimo piglia le mosse; la Chiesa di Cristo si raffida meglio nelle manette, che nella parola; e intanto, che ella si arrabatta ad averle di suo lo piglia in presto dal Despota. Il verbo alle mani del Papa già è fatto mannaia. Ai tempi di questo Papa, Attila mosso alla ruina di Roma atterrito dalle parole di lui si arresta sul Mincio, e l'hanno per miracolo; poco dopo sopraggiunge Genserico, il quale non curate le invenie del vecchio imbelle nabissa la città dei Cesari, e lo hanno per meritato castigo alle colpe dei Romani. Così con la Chiesa di Roma non si vince, e non s'impatta. Del miracolo nel caso di Attila parlano bravamente tutti gli scrittori chiesastici; ebbe monumento dipinto da Raffaello nelle logge Vaticane, e scultorio in San Pietro per opera dello Algardi; del fatto di Genserico o tacciono, o si attentano a sostenere che anco lì un po' di miracolo ci fu, dacchè, intercedente Leone, tre chiese andarono immuni dal saccheggio; e a fin di conto quantunque il sacco durasse quattordici giorni, e quattordici notti, bruciassero fabbriche, votassero case, le chiese spogliassero, anzi con mirabile vicenda le reliquie di tre religioni la pagana, la giudaica, e la cristiana in un fascio rapissero, il tetto dorato del Campidoglio arraffassero, le gemme a Eudosia imperatrice ghermissero, a Leone fino i vasi di argento, dono di Costantino, strappassero, molte migliaia di Romani di entrambi i sessi, o per piacevole aspetto, ovvero per talento utile pregiati, menassero in cattività, gli scrittori chiesastici, ed anco qualcheduno non chiesastico sostengono, che molti mali Leone il grande prevenne, e grande senza fallo egli fu, ma nell'arte di estendere l'autorità sua sotto colore di fede ortodossa, e di ecclesiastica disciplina.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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