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      Pelagio I considerando come argomenti spirituali non bastassero a sottomettergli i vescovi avversari s'industriò adoperarci il terrore delle armi; e sembra persuadesse Narsete a sovvenirlo; ma scomunicato dai vescovi si rimase attendendo a raccogliere le sostanze della chiesa streme e disperse nel perpetuo disegno di primeggiare sopra i suoi uguali. Pelagio II rifatto di forze torna ad insistere nel concetto di primazìa, ma poichè i vescovi di occidente riparansi sotto la tutela dei Longobardi, egli disperato di venirne a capo con le proprie facultà si raccomanda a Childerico re dei Franchi di Austrasia, il quale lo trastulla e lo delude.
      Intanto se il vescovo di Roma si arrabattava a prevalere sopra i suoi uguali nè manco il vescovo di Costantinopoli rimaneva con le mani alla cintola, e in certo Concilio radunato per giudicare di un vescovo di punto in bianco si piglia il titolo di Universale. Questi fu Giovanni digiunatore. Se Pelagio saltasse su i mazzi non è da dire; vomitò ingiurie a bocca di barile, e per ultimo in nome di san Pietro buttò all'aria tutti gli atti del Concilio. Troppo più fiero di lui Gregorio magno, però, che stemperati in ogni mala cosa, nella violenza delle parole turpi, i Pontefici non conoscano confine: vale il pregio considerare quello, che Papa Gregorio magno non aborrisse proferire contro questo patriarca usurpatore del titolo di Universale: "tu stai di casa vicino al diavolo, e quanto presumi è scelleraggine espressa; tu proprio ammannisci la ruina del sacerdozio il quale venne istituito da Dio per dare l'esempio della umiltà.... Veruno dei miei predecessori patì mai portare, o lasciare portare questo titolo profano, conciossiachè dove mai un patriarca si appelli universale venga a mancare negli altri il nome di patriarca.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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