Ancardo preside degli oratori lo avrebbe chiarito meglio a voce; fra i doni, le catene, e le chiavi di San Pietro; fiero e pure unicamente verace simbolo di quanto il Papato operò per la Italia, fornì le catene allo straniero onde la incatenassero: chè le chiavi poi fossero consegnate a San Pietro per serrare e disserrare il cielo e lo inferno le sono novelle, ma che con esse in mano il Papa ricordi avere sempre aperto, funesto portinaio, e maligno le porte della nostra Patria allo straniero è verità: infamia immortale a cui il Papato ebbe compagni Eufemio di Messina, Ludovico il Moro, e il conte di Cavour. Le lettere sonavano in questa sentenza: "Noi siamo afflitti vedendo come la poca sostanza avanzata pel sostentamento dei poveri, e per le luminare delle Chiese(113), ormai sia dispersa per la violenza di Liutprando, e d'Ildebrando suo nipote, i quali tutti i poderi di San Pietro devastarono, il bestiame si portarono via." Tanto profonda si radicò nei preti la tenerezza del bestiame che Papi, Vescovi, e Curati non altramenti si adattino a chiamare i fedeli, che col titolo di gregge. -
Ciò la prima, la seconda lettera diceva questo altro: "I Longobardi ci pigliano a scherno irridendo: o non avete chiesto aiuto a Carlo? Venga egli via a trarvi di affanno; e questo ci accuora meno per noi, che per voi considerando come sì potente figliuolo non si avacci a sovvenire la sua madre spirituale, la Santa Chiesa. Caro figliuolo, sappi che il principe degli Apostoli potrebbe molto bene difendere la sua Chiesa e vendicarsi dei suoi nemici da sè, ma se ricorre a te lo fa proprio per mettere a prova il cuore di un suo figliuolo.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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