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      Dopo questo ammanimento Stefano ruppe in una predica, appo cui le scapigliate arringhe dei nostri agitatori del popolo parrebbero tisane di camomilla, alla quale la perorazione questa: "Dio volere ad ogni costo si ricorresse per soccorso a Pipino." Mosse l'ambasceria romana per Francia con lettere ortatorie punto meno veementi alla Baronia di Francia, perchè venisse a difendere la giustizia di Cristo; di promesse, e soprattutto di benedizioni non faceva a risparmio, per la rimessione dei peccati non ci era nè anco da pensarci, solo che venissero in Italia alla difesa del Papa tornerebbero innocenti come se uscissero allora allora dall'alvo materno; per ogni scudo speso in questo mondo in pro della santa Chiesa nell'altro ne riceverebbero centomila, e più. A Brottegando abate di Gorza caporale degli oratori il Papa commise in segreto, caso mai Pipino non potesse venire mandasse egli inviati a pigliarlo affinchè non lo impedisse Astolfo: a voce si sarieno messi più facilmente d'accordo.
      Intanto arrivano i nunzi dello imperatore a cui era preposto Giovanni Silenziario, i quali in compagnia di Stefano si fanno a trovare Astolfo in Pavia, ed insieme gli chiedono renda Ravenna, e le terre dell'esarcato e della pentapoli ghermite; gli si rimborseranno le spese della guerra. Astolfo con grande sdegno rinfaccia il Papa, che intimando altrui a rendere terra si tenga Roma principalissima delle italiche ville: che pietà nuova pei Greci la è questa? Forse Liutprando, ed egli Astolfo non avere combattuto contro i Greci per irrequieta ressa di lui Stefano, e degli antecessori suoi?


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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