Veramente Cristoforo e Sergio pagarono la pena del taglione, nè meritavano meglio; tamen i Papi sogliono in ogni caso e sempre manifestare a quel modo la propria gratitudine. E' fu in mezzo al gaudio della lusinga di riavere le tre città ricordate, ed anco per ovviare ogni rinfacciamento a cagione dello strazio del Primicerio devoto alla Francia, che Stefano disdicendosi scriveva ai figliuoli di Pipino, Desiderio essere stato suo refugio, e porto di salvezza contro le macchinazioni del Primicerio, e degli aderenti suoi; Adelchi principe eccellentissimo; diritto nelle vie del Signore, che Dio conservi, avere puntualmente restituito alla Chiesa di Roma le giustizie di san Pietro. Però ei si era affrettato troppo a cantare alleluia, che Desiderio immaginando avere con la morte del Primicerio, e del figlio messo tal bietta tra Francia e Roma da non potersi cavare più si rifiutava alla consegna delle sospirate città; onde il Papa, tenendosi per uccellato, disdette le lodi, tornava ai vecchi oltraggi aggiungendone parecchi di nuovi. Il mondo è tavoliere dove la fortuna gioca le partite mutando ogni tantino i pezzi; muore Stefano, muore Carlomanno. Al Papa ostile ai Franchi subentra Adriano parzialissimo loro, e segno manifesto di mutata temperie fu prima richiamare dallo esilio, e restituire in libertà gli avversari dell'Afiarto; poco dopo bandiva gli amici di questo, quindi sotto pretesto di ambasceria spediva Afiarto a Desiderio, ma giunto a Ravenna ordinò lo sostenessero; colà lo processarono, e condannarono; Adriano, scrivono gli storici ecclesiastici, aborrendo dal sangue mandò celeri messi affinchè gli salvassero la vita, i quali non attesi da Leone arcivescovo di Ravenna mise a morte l'Afiarto con inestimabile amarezza di Adriano: ipocrisie vecchie non credute mai, e rinnovate sempre; i trasgressori si riprendono, e premiansi; qualche volta punisconsi per fingere meglio; ma a iniquo comando non mancò mai esecutore pessimo, che cupidità vince esperienza, e il fato che minaccia tutti nessuno teme per sè. Intanto volto appena l'anno Carlomagno repudia Ermengarda o per talento di nuove nozze, o, come si disse, per insanabile infermità della donna; al tempo stesso stende la mano sul capo dei nepoti dichiarando proteggerli; alla madre loro parve vedere in cotesta mano gli artigli di uccello grifagno, e fuggissi ricoverando co' figliuoli nelle terre langobarde, e seco va Kunaud duca di Aquitania ribelle al re: inoltre o volontario o costretto Carlomagno in quel torno si travagliava nella guerra di Sassonia; questi tre successi forniscono a Desiderio causa, ed opportunità di vendetta, sicchè propone ad Adriano consacri re di Francia i figliuoli di Carlomanno, stringano lega insieme, e si abbia finalmente in premio Ferrara, Ancona, e Bologna.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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