Adriano non dà nella pania, ed era cosa vulgare guardarsene: senza fede Desiderio, vicino, e cupido di primato sopra la universa Italia, Carlomagno lontano, cupido anch'egli, ma travolto in perpetue imprese, e distratto dalle cure di vastissimo impero: Adriano preferì questo, ed inviò messi a Carlomagno svelandogli le insidie; profferendosegli isvicerato, e forte eccitandolo a scendere in Italia per tutela della Chiesa, e di sè; Carlo commosso dal pericolo raccolto l'esercito si presenta allo sbocco delle Alpi, che trova sbarrato alle Chiuse di Susa. Qui tradimento vinse virtù. Che approdò ad Adelchi armato di mazza di ferro avventarsi sopra l'esercito dei Franchi menandone strage? E che avere ridotto Carlo a tale che ormai disperato di superare le Chiuse pel giorno prossimo deliberava la partenza? Martino diacono di Ravenna perigliandosi traverso le Alpi giungeva in tempo per additare ai Franchi un sentiero sconosciuto e indifeso; di lì passò parte dello esercito nemico, il quale colto i Longobardi alle spalle, mentre gli altri gli assalivano di fronte li mandò in rotta. Vel dissi già e lo ripeto adesso, se le chiavi del Papato valgano ad aprire il paradiso ignoro, o piuttosto so che non l'aprono, ma questo altro è certo, che la tradita Patria esse aprirono allo straniero; lascio le chiamate dei Papi che non contenti di aprire le porte ai Franchi, c'intromisero le bestie di Lamagna, e perfino i Saraceni; ma oltre Martino diacono guidatore dei Franchi per le Alpi la storia rammenta un Patriarca di Aquileia, e il vescovo di Bressanone entrambi scorta nequissima dei duchi di Austria nel Trevisanato, e nel Cadore.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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