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      Tanto narra Eginardo nella vita di Carlomagno quantunque segretario di lui(120).
      Papa Leone si prostra dinanzi a Carlomagno e parve vile; più tardi il Papa ordinò la gente gli baciasse genuflesso il piede, e fu superbia satanica: afferma il Baronio cotesta essere costumanza antica nella Chiesa fino dall'anno 204 dopo G. C., e non è vero niente; se Maria Maddalena unse i piedi a Cristo, e lo adorò, essendo stata costei di professione meretrice non poteva mai umiliarsi troppo; ed anco per lei l'atto fu giudicato soverchio, nè tale che da Gesù dovesse patirsi, e non lo tacquero; il Papa ne prese l'uso dalle cerimonie, che i Romani inschiaviti adoperavano verso gl'imperatori; di vero Plinio nel Panegirico ricorda come fosse lodato Traiano perchè baciasse amorevole i senatori, mentre i suoi predecessori davano loro a baciare i piedi: forse temendo, che qualcheduno reluttante negasse curvarsi al bacio, il Papa sovrappose la croce alla scarpa; e così sempre la croce manto a coprire ogni reo intento; la croce calce ad imbiancare senza posa il sepolcro. -
      E più di questo merita nota il modo stabilito da Carlomagno per la elezione del Papa, il quale veramente altro non fece che confermare l'antico quando gl'imperatori greci dominavano Roma; il popolo e il clero lo eleggessero, lo imperatore approvasse, e poi si consacrasse; ma così ustolava il Papa per la voglia di stendere le mani, che Stefano IV succeduto a Leone senza attendere la conferma dello imperatore pigliò possesso della sua dignità; biasimato, incolpava la impazienza del popolo; ma Pasquale che gli subentra adopera nella medesima guisa, ed ammonito con la scusa medesima si difende; ma tanto è, di lì aveva a passare; e quantunque Eugenio II e Valentino Papi avessero ad ottenere prima della sagra l'approvazione imperiale tuttavia nella formula del giuramento di fedeltà, che in cotesta occasione pronunziava il popolo verso lo imperatore posero di straforo la clausula: "salva la fedeltà promessa al Signore Apostolico.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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