E' fu in grazia di siffatta potestà venutagli proprio da sè, che intimava il re Lotario ripigliasse a sua legittima sposa Teutberga, e ripudiasse Valdrada non moglie ma adultera; rispondeva Lotario avere licenziato Teutberga avendone ottenuta licenza da due concili di Aquisgrana, e di Metz, i quali non solo ne avevano conosciuto, ed approvato le cause, ma la stessa Teutberga, più volte liberissima, e scongiurata di palesare il vero lo confessava; e le cause erano gravissime; prima di tutte avere ella commesso incesto con Uberto suo fratello chierico di perduti costumi: anzi ella medesima mandava lettere al Papa con le quali protestava sentirsi sazia del mondo, volere ridursi a vita di continenza; le nuove nozze del re con Valdrada di suo pieno consenso; perchè le sturberebbe ella per lunga prova infeconda? avere fatto disegno di recarsi a Roma per aprire al Papa i suoi segreti affanni. Questa ultima profferta e' sembra che avesse dovuto accettarsi come il miglior partito per iscoprire il vero; ma non fu così; Niccolò riscrisse: la sua testimonianza non valere niente; non permetterle il viaggio di Roma; il suo posto allato al marito; la sua sterilità non dipendere da lei, bensì dal marito (il Papa, non potendo egli trovarsi sotto il letto degli sposi, lo avrà ricavato dallo Spirito Santo). Ad ogni modo se desidera vivere in continenza non le si nega; basta, che Lotario prometta osservarla egli stesso cominciando dal rimandare Valdrada. I concili di Aquisgrana e di Metz come conciliaboli dannò, dei vescovi, che ci avevano preso parte, alcuni ritolse in grazia, altri punì. Morto Niccolò e subentratogli Adriano, Lotario gli si volse umilmente supplicandolo essere accolto nella comunione dei fedeli, gli concedesse l'andata a Roma: ottenuta licenza, andò: veruno gli si si fece incontro, e fu costretto (questo ricordano gli storici chiesastici con esultanza) a ripararsi dentro certo albergo assegnatogli fuori delle mura, vicino alla Chiesa di San Pietro, il quale non era stato manco spazzato: negarongli la messa; solo dopo alquanti dì il Papa lo ammise dentro Roma, e dicono, gli amministrasse la eucarestia unicamente dopo che gli ebbe fatto giurare, che aveva osservato il comandamento del Papa Niccolò di astenersi da ogni commercio con la concubina Valdrada, ed essere risoluto di ora in avanti di rompere qualunque vincolo con lei; dicono altresì che Lotorio giurasse; e se questo accadde merita biasimo meno lui che lo pronunziò, che quello il quale lo costrinse a prestarlo.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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