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      Stefano VI, che menò strazio sì disonesto di Formoso è strangolato, poi a sua posta torna in onore, mercè Sergio III.
      Corriamo in fretta, ed in punta di piedi su questo moticcio di fimo, e di sangue, che si chiama papato; invano l'ornarono, anzi l'oppressero di titoli santi, e di cerimonie splendidamente religiose; egli è uno spargere acqua nanfa nella stanza mortuaria. Due meretrici danno, e tolgono il pontificato ai loro bertoni, e talora col pontificato gli tolgono la vita.
      Benedetto IV regna pochi mesi; pochi giorni Leone V, cacciato da Cristoforo, il quale a volta sua, dopo sette mesi, si trova sbandito; e non è il peggio. Marozia consacra papa Sergio III, e Teodora Giovanni X; ma la Marozia soffoca co' guanciali Giovanni bagascione della madre Teodora: e dopo Leone VI e Stefano VII ovvero VIII di così brutte ferite cincischiato dai Romani, che egli per colpa della sua deformità non si attentava di comparire in pubblico. Marozia con le sue benedette mani accomoda sopra la cattedra di san Pietro il proprio figliuolo Giovanni avuto da lei adulterando con papa Sergio III: e fu infelice consiglio per ambedue, imperciocchè Alberico figlio legittimo di Marozia, lei e il turpe fratello imprigionati, quantunque non papa regge da principe Roma. Nè questo Alberico si contenta disfare Papi, ma presume farli altresì; di vero suo figlio Ottaviano, che primo mutò nome, fu eletto papa e si chiamò Giovanni XII; di lui sappiamo questo, che fino di Sassonia aizzò contro Berengario re d'Italia lo imperatore Ottone; questi però, nonostante la grazia in cui teneva Giovanni commosso dalle molteplici e tutte infami accuse, raduna una sinodo a Roma e lo cita a comparirvi per dire sue discolpe; ma costui fugge in Anagni, e s'inselva a guisa di fiera(121). La Sinodo lo depose: moltissime le accuse fra le quali precipue, avere ordinato un diacono nella stalla, ed un vescovo di dieci anni, come pure celebrato la messa senza comunicarsi; vivere in concubinato con tre donne, una delle quali già concubina del padre suo; tolto gli occhi a Benedetto compare, i genitali a Giovanni Cardinale; darsi a cacce come selvaggio; comparire di tutt'arme armato al pari di masnadiero; sprofondarsi in commessazioni in compagnia di male femmine; bestemmiare peggio di un'eretico: il matutino omettere, le ore canoniche non recitare!


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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