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      Clemente II di Bamberga, Meone IX dei conti di Daipurg, Damaso II e Vittore II bavarese. Grande l'autorità degl'imperatori però che essi eleggessero a tutti gli uffici ecclesiastici: ed era costume dei capitoli, cessato il superiore
      , rimandare l'anello e il pastorale al principe, che li consegnava in simbolo della autorità ecclesiastica al nuovo scelto; sovente lo imperatore come colui che poteva, o credeva potersi fidare in uomini a lui devoti, gli armava di autorità temporale che unita alla spirituale forniva maraviglioso fondamento alla propria potenza. I Papi ci si accomodavano e, come suol dirsi, bevevano grosso, perchè co' Tedeschi andava un nugolo di monaci e di frati che nei paesi conquistati rizzavano su fondaco di religione dando in baratto di poco bene terreno fattorie e poderi a bizzeffe nei regni sterminati del paradiso: vescovi e abati acquistavano titolo, e dritti di conte ed anco di duca; non più si dichiarava i beni ecclesiastici formare parte delle contee, ma sì all'opposto le contee parte dei vescovati; nella Italia settentrionale le città quasi tutte governate dai visconti dei Vescovi. - Ora questo stato di cose non poteva durare, chè non si vide mai mantenersi vassallo chi, volendo, può diventare signore, e la spada messa in sua mano perchè ti difenda presto o tardi egli adopererà per soverchiarti; così mostra la esperienza a tutt'oggi; se fie per mutare domani staremo a vedere.
      Sotto Leone riarse (e non poteva fare a meno avendo al fianco consigliere il monaco Idelbrando da lui promosso al cardinalato) lo scisma di oriente; molte le cause, tra cui comparisce massima quella di comunicare col pane lievitato, ma in fondo tutte erano velo alla cupidità del Papa e del Patriarca di soperchiare l'uno l'altro; però secondo possiamo conoscere sembra, che il Patriarca Michele Cerulario si contentasse essere lasciato messere e donno in casa sua; ma Papa Leone non glielo consentiva; nè a torto però che i suoi predecessori avessero fatto tanto tramestio per conseguire il primato, che ormai gli pareva non gli potesse essere più contradetto; si reputava dentro una botte di ferro, e su l'orizzonte papalino incominciava a spuntare il non possumus famoso.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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