-
La temerità sacerdotale ricevuta siffatta spinta ruzzola giù a mostruose pretensioni offendendo nel suo rovinio uomini od instituti dentro i quali viene a cozzare. Bonifazio VII in suono affettuoso avverte Filippo il Bello:"tu hai da sapere, figlio mio, che ci sei suddito nelle cose spirituali; nè a te appartenere la collazione dei benefici, e delle prebende, e chi altramente crede casca nell'eresia." A scanso come sembra, di qualunque equivoco, questo Papa curiale pubblicò l'Editto perpetuo dove si leggono le seguenti peregrine cose: gl'imperatori, i re e gli altri principi tutti sono tenuti a comparire alla udienza nel palazzo apostolico come gli altri uomini quando sieno regolarmente citati. -
Nella solennità del Giubbileo vestito di ammanto imperiale egli comparve davanti i popoli accorsi con due spade nelle mani e bandì all'universo: "un solo Cesare, un solo re dei Romani vivere al mondo, e questi essere il sommo Pontefice." Con Innocenzio III la superbia diventa delirio, ed è ragione però che sentisse fuggirgli di mano le passate enormezze, ond'ei si arrovellava quanto meno era potente a ritenerle; per vaghezza leggi quello che il giocondo uomo decretava nel Capit. Solite: tanta corre distanza tra il Papa, e il re quanta tra il sole e la luna. - La glossa tirato il conto di questa differenza sommando trova come il Papa superi il re 47 volte; ma un canonista perfidia il calcolo sbagliato, e rifacendolo a modo suo dichiara l'autorità pontificia 7744 volte maggiore a quella dello imperatore, e del re, - e lascia andare i rotti.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Filippo Bello Papa Editto Giubbileo Cesare Romani Pontefice Con Innocenzio III Papa Papa
|