Il Papa che sè vanta rappresentante e vicario di quel Dio, che disse: "rendete a Cesare quello ch'è di Cesare," come si augura potere con giustizia negare al popolo quello, ch'è del popolo?
Narro di Federigo nipote del respinto Barbarossa, e di Gregorio IX: costui che compose il libro delle Decretali, congerie informe di rescritti emanati per casi speciali, e da lui promossi alla dignità di leggi, atti però a stabilire la monarchia romana, massime nelle materie beneficiarie, costui, dico, fu tenace a stringere, cupido di recuperare. Ora temendo non potere allungare le mani rapaci finchè gliele badasse Federigo, lo agguindola così, che gli è forza rendersi crociato; ma mentre sospettoso di qualche tranello Federigo tentenna di recarsi a Gerusalemme, il Papa infellonito per la paura di trovarsi deluso lo scomunica: finalmente parte: allora Gregorio palesa le insidie aizzandogli contro il socero Giovanni di Brienna, commettendo ai Domenicani ed ai Francescani ribellargli i popoli, e fino nell'oriente lo circonda di lacci mortali; ma Federigo vince, ed entrando in Gerusalemme, poichè i preti nicchiano a incoronarlo, ei s'incorona da sè; poi fatta pace col Sultano sollecita il ritorno. Di ciò spaurito Gregorio, e arrovellato, dichiara lo imperatore empio, gli rinnuova gli anatemi con la giunta di sciogliere i sudditi di lui dal giuramento, e concedere il regno a cui prima lo pigli; nè commosso, nè infievolito da armi cosiffatte Federigo viene, e vince; il senato e il popolo romani gli spediscono oratori per congratularsi della sua buona fortuna; allora il Papa torna amico allo imperatore, e poichè stanno in lega per non oziare nel male gli propone svellere cosa ad entrambi funesta, lo spirito di libertà; e quegli acconsente.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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