Costui rinunziava dopo cinque mesi, e nove dì: scrittori guelfi raccontano come Benedetto Gaetani, che gli successe mediante cerbottana comandasse a cotesto semplice renunziasse al Papato dandogli ad intendere poi gli avesse proprio favellato Dio, e narrano altresì, che si gratificasse il re di Napoli dicendogli: "il tuo Papa Celestino ti ha voluto e potuto servire, ma non ha saputo; io vorrò, potrò, e saprò;" per la quale cosa il re commetteva a dodici Cardinali suoi divoti dessergli il voto. Il signore Luigi Tosti monaco di Montecassino nella vita di Bonifazio VIII nega tutto alla ricisa, e va bene, egli esercita il suo mestiere: noi ci stringeremo a credere, che il Villani contemporaneo di Bonifazio VIII potesse essere meglio informato del monaco Tosti, molto più che il Villani faceva professione di guelfo. Il monaco Tosti nega eziandio la strage di Celestino operata col conficcargli un chiodo nel cranio per comando di Bonifazio VIII; nè io potrei contraddirlo in questo; solo noto, che la testimonianza del Villani mette innanzi quando egli scrive, che faceva custodire il povero vecchio Celestino in onesta prigionia a Fumone, e lo ributta quando racconta della parlata a Celestino per via della cerbottana, e degli accordi simoniaci con Carlo d'Angiò: questa maniera di dettare storie, se male non mi oppongo, corrisponde ad arare coll'asino e col bue: e ciò messo da parte parmi degno di considerazione come nella Bolla con la quale Clemente V canonizzò santo Celestino si affermi con ischiettezza laudabile: "imperito di reggere la Chiesa come colui che dalla puerizia erasi consacrato interamente al culto delle cose divine.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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