Il monaco Tosti, scorta fidata del Ricasoli barone, trova questa bolla temperatissima, una maniera di bianco mangiare, tutta in regola; poichè trattando di collazione di benefizi, d'immunità di chiese e di monasteri, di rendite da mandarsi a Roma e via discorrendo sta sempre nello spirituale; forse si possono dire faccende temporali il mal governo dei sudditi, e l'alterata moneta; all'opposto il monaco Tosti dichiara insolenza temeraria e peggio quello che rispose l'oratore francese La-flotte al Papa: "la tua è spada di parole, quella del mio Signore è di ferro"; per ultimo sostiene falsa certa lettera scritta da Bonifazio a Filippo, la quale in somma ripete con parole più modeste quello che si contiene nella bolla Ausculta. La bolla Ausculta rimescolò tutti in Francia così laici come chierici; il conte di Arras strappatala dalle mani del legato la buttò sul fuoco. Il monaco Tosti rammenta le arsioni delle bolle papali essere state due, questa di Filippo, e l'altra di Lutero, in Francia la prima, la seconda in Allemagna; giova rammentare che in Italia non fu bruciata perchè Barnabò Visconti costrinse il legato a mangiarsela. Filippo bandì il legato, e vietò, che preti, e quattrini di Francia andassero a Roma: il Papa quanto a' preti avria per avventura lasciato correre; quella poi dei quattrini gli passò il cuore. Banditi i legati convocavasi un'assemblea nella chiesa di nostra Donna di Parigi; laici, e chierici respinsero le immani improntitudini papali; se autentica o no la lettera che si dice scritta in cotesta congiuntura da Filippo a Bonifazio ignoro, e dubito, tamen assai bene riporta la qualità degli umori del tempo: abbila quì lettore volta dallo idioma latino nel volgare nostro.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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